Palazzo Doria Pamphilj è una delle pochissime strutture superstiti dell’antico nucleo urbano della città di Valmontone, quasi del tutto distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Situato in un punto strategico rispetto all’ambiente circostante, si presenta come una soluzione intermedia tra il classico palazzo nobiliare e la fortezza.
L’aspetto fortificato è accentuato all’esterno dai profili angolari a bugne lisce che comprimono l’espansione del volume.
Il Palazzo sorge sulla struttura dell’antico Castello Sforza che venne quasi completamente demolito nel 1652 dai Pamphilj. Quando, nel 1651, il principe Camillo Pamphilj acquista dai Barberini il feudo di Valmontone, si pone l’obiettivo di creare una storta di città ideale, definita dalle cronache dell’epoca “città panfilia”, da interpretarsi come uno degli ultimi riflessi della teoria rinascimentale sulla città. Il Palazzo era solo una parte di questo ambizioso progetto, che comprendeva anche la chiesa vicina e altri edifici. Per realizzarlo, nominò architetto responsabile il gesuita Benedetto Molli che, a sua volta, coinvolse nel progetto alcuni tra i più importanti artisti dell’epoca.
L’edificio, di forma squadrata e struttura massiccia, conta 365 stanze, le più importanti delle quali si trovano al primo piano.
Qui si trovano le 4 stanze degli Elementi (Fuoco, Aria, Acqua e Terra), i 4 camerini dedicati ai Continenti (le Americhe, Europa, Asia e Africa), la Sala del Principe, con le pareti decorate a Trompe-l’œil, e 2 cappelle private, dette “del Padreterno” e “di Sant’Agnese”, patrona dei Pamphilj.
Gli affreschi sono stati realizzati tutti tra il 1657 e il 1661 da artisti quali Pier Francesco Mola, Gaspard Dughet, Guillaume Courtois detto il Borgognone, Francesco Cozza e Mattia Preti.
Questo sito Web utilizza i cookie per migliorare la tua esperienza. Continuando a navigare si accettano le condizioni di utilizzo. AccettoPrivacy Policy