Villa Monastero Santa Maria in Legarano
La chiesa della Natività della Beata Vergine Maria con l’annesso ex monastero si trova nell’antico abitato di Legarano, 3 km a nord del centro urbano. Costruita tra il IV e l’VIII secolo, sui resti di una villa rustica romana del I secolo A.C. e riconsacrata nel 1166, rimase Chiesa Parrocchiale e Collegiata fino al 1409, nonostante i gravi danni subiti nel 1303/4 per un’incursione degli uomini del Cardinal Boccamazzi.
Nel 1530, sotto Clemente VII, il complesso passò agli Eremiti di S. Gregorio, detti anche Colombini o Gesuati, fino al 1652, quando la Chiesa diviene Rettoria.
Nel 1800-1815 il monastero ospitò membri della Fraternità dell’Abbé Receveur, fuggiti dalla Francia.
Nel 1866 chiesa e monastero furono venduti all’asta; poi acquisiti alla S. Sede, e da questa affidati a una comunità benedettina fino al 1972.
Il convento è divenuto residenza privata nel 1980, mentre la chiesa, ancora consacrata, ospita la messa domenicale e ricorrenze mariane come i Rosari di Maggio, l’8 settembre e l’8 dicembre.
La chiesa, a croce latina, ha un’unica navata e notevoli opere d’arte: un anteportale del 1522 con cornice in pietra e una piccola Annunciazione scolpita; due statue in terracotta di fine XV secolo, raffiguranti la Madonna e San Giuseppe; una statua lignea policromata della Madonna col Bambino di Carlo l’Aquilano del 1489; un crocifisso ligneo policromato; un affresco del Matrimonio di Maria e Giuseppe di Alessandro Torresani; altri affreschi del XV secolo e due tavole coi Santi Giovanni Battista e Sebastiano della scuola di Antoniazzo Romano.
Nell’ala nord prende luce dal portico l’ex oratorio, con volta a botte alta 7 m, interamente affrescato con il “Giudizio Universale”, opera dei Torresani del 1560. Al primo piano, dove erano le celle dei monaci, si trovano oggi i locali privati del proprietario.
Gli edifici sorgono in un parco di 10.000 mq, in cui coesistono armoniosamente stili diversi di giardino: “all’italiana”, “romantico” e “romantico di rovine”, con resti romani: murature in opus reticulatum, pavimentazioni in opus spicatum, l’antica cisterna divenuta giardino di agrumi e le grandi pietre del frantoio.