Complesso SS. Annunziata
Lo Stabilimento dell’Annunziata, fondato nel 1320, comprende un ospedale e orfanotrofio, che ancora oggi conserva una facciata tardorinascimentale, e la chiesa con la sacrestia e la “Cappella d’oro”, che deve il suo nome al cassettonato ligneo della volta. La chiesa fu consacrata l’11 maggio 1354 e, un anno dopo, fu avviata l’attività ospedaliera.
Originariamente di stile gotico, nel 500 la grande chiesa-corsia, fu restaurata, dopo la costruzione della cinta fortificata di Carlo V (1536). Ottenne generose donazioni e lasciti testamentari e venne arricchita di pregevoli opere tra cui il polittico di Andrea Sabatini, e le tele della Cappella d’Oro.
Nel ‘600 lo stabilimento fu sottoposto a radicale ristrutturazione. Dal 1619 iniziò il restauro in stile barocco della chiesa: l’architetto-marmoraro napoletano Andrea Lazzari realizzò la facciata, suo figlio Jacopo la cappella del S.S. Sacramento e suo nipote Dionisio l’assetto interno della chiesa, a navata unica, divisa in cinque campate ad archi acuti e slanciati. Sempre nel 600 furono eseguiti gli stalli lignei del coro, da Colangelo Vinaccia da Massa, e i due altari laterali della chiesa. Nel 1686, Giuseppe de Martino realizzò l’organo della cantoria sinistra e da quel momento la chiesa abbandonò definitivamente il suo secondo ruolo di corsia.
Nel 700 la Cappella Musicale, diretta dal maestro Francescantonio Marenna, ebbe il suo momento di massimo splendore. Nell’800 furono aggiunti la nuova mensa dell’altar maggiore, una nuova copertura dell’ospedale e un passaggio sopraelevato che collegava Chiesa e ospedale. Nel secolo scorso, la chiesa non ebbe vita facile, a causa delle guerre, ma tutti suoi i capolavori si sono salvati.
L’Ospedale ha una volta a botte cinquecentesca; era un luogo di assistenza per ammalati, poveri e bambini abbandonati che venivano lasciati, con una ruota girevole, alle cure delle suore e la sua Farmacia era considerata un’eccellenza in tutto il Regno delle Due Sicilie. Nello scorso autunno ha riaperto al pubblico, grazie alla sensibilità dell’organico che lo gestisce.