Palazzo Scoppola Iacopini
Questa dimora partecipa all’apertura straordinaria 2024 solo nella giornata del 15 dicembre
Nel 1589 un’osteria, detta della Scala, venne unita dal vescovo Bentivoglio, ai beni del capitolo della Cattedrale. Tra il 1669 e il 1670 fu ristrutturata e ampliata con una dependance opera di alcune delle maestranze coinvolte poi nella costruzione della cupola di S. Margherita. Questo permette di identificare con certezza il complesso nei due fabbricati posti in via Dante Alighieri, uno dei quali, il più grande e antico, è oggi proprietà della famiglia Scoppola Iacopini.
Il Palazzo era sin dalla prima metà del XVII secolo una nota stazione di posta per chi viaggiava lungo la via Cassia ed è composto da due strutture, una adibita a magazzini e cantina e l’abitazione vera e propria. I magazzini si sviluppano su due piani, con il frantoio di famiglia nell’inferiore. La cantina è un vasto ambiente rettangolare, diviso da due file di massicce colonne in peperino con capitelli d’ordine tuscanico e soffitto a volte e fu adibita a stalla per cavalli nel periodo in cui l’immobile era una locanda. Un’apertura nella parete di ingresso conduce a un antico tunnel sottostante, scavato a mano nel lapillo per la conservazione delle botti di vino, che venivano calate e issate tramite funi. Gli ex magazzini presentano mostre esterne delle finestre in peperino, il soffitto del piano terra in travi di legno, il pavimento del primo piano in cotto d’epoca e il soffitto a volte a crociera.
La parte abitativa è suddivisa in due nuclei. Il più antico risale alla prima metà del 600. Il secondo è un ampliamento di fine 700 reso necessario dalla rettifica del corso della Cassia, voluto dal Cardinale Barbarigo, che portò la Consolare a lambire il caseggiato.
Il nucleo originario si sviluppa su due piani e una soffitta calpestabile. I pavimenti del primo piano e della soffitta sono in cotto d’epoca. I soffitti sono in travi e tavelloni di legno al primo piano e in travi e pianelle in cotto in soffitta. Due stanze del primo piano hanno soffitti a canne applicati sulle travi lignee, con decorazioni a tempera databili alla prima metà del XIX secolo. Due scale in peperino partono dai due ingressi: uno principale, sulla Cassia, e un altro secondario dal giardino.
Anche la parte settecentesca è su due piani. Le pareti di diverse stanze del secondo piano presentano decorazioni a tempera, di probabile origine ottocentesca, sotto la carta da parati. Il soffitto di tutte le stanze, eccetto un atrio e un lungo corridoio coperto da un’unica volta a botte, ha conservato le travature lignee dell’epoca.
I due piani di questa ala dell’edificio sono raccordati da una terza scala in peperino.
Papa Pio VI sostò nell’allora locanda, nel 1798, durante il suo viaggio in Francia, costretto dalle armate Francesi. Nel 1830 il cardinale Remigio Crescini, di ritorno da Roma dopo l’investitura, fu costretto a fermarsi perché malato, e qui morì. Dopo gli eventi del 1848-49, l’edificio divenne la Caserma di un reparto di dragoni pontifici in quanto Montefiascone era stato uno dei centri più rivoluzionari durante la repubblica romana. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu occupata dalle forze armate germaniche, poi danneggiata dalle truppe marocchine dell’esercito francese e infine occupata per lungo tempo da alcune famiglie di sfollati.
Solo su prenotazione nel fine settimana
Tel. 335 6752756
luigi.scoppola@tin.it
Montefiascone (VT), Via Dante Alighieri, 23