L’Isola Martana, dal nome della vicina cittadina di Marta, è un paradiso di proprietà privata, circondata e cullata dalle acque balneabili dello specchio di Bolsena, il lago vulcanico più grande d’Europa.
Nella parte bassa, dove è più facile l’approdo, l’Isola appare ridente per la vegetazione, conservando tuttavia un aspetto sinistro là dove gli scuri scogli formano una rupe scoscesa, dominata sulla cima da una vecchia torre semidiroccata. Tra gli oleandri alti come alberi, una villa costruita sui ruderi di un vecchio monastero. In alto, a metà costa, un’altra villa più piccola.
Vicina a un secondo approdo, sorge un’altra costruzione mentre, sulla destra, in lontananza, si nota un casolare in tufo. Procedendo dalla pianura, una stradina risale verso la vecchia torre. Poco prima della vetta c’è un piccolo spiazzo su cui si apre, tra gli arbusti selvatici, una caverna. Questa nasconde un tunnel che conduce sulle rive del lago, al cosiddetto “Bagno della Regina Amalasunta”.
Il destino di 2 donne è legato all’isola, tra Tardo Impero e Alto Medioevo.
La prima è Santa Cristina che intorno al 303 – un decennio prima dell’editto di Milano, con cui l’imperatore Costantino avrebbe riconosciuto la libertà di culto – a causa della sua fede cristiana fu
rinchiusa dal padre Urbano nella torre di Santo Stefano. Qui vi morì, il suo corpo fu nascosto sull’Isola e solo nel 1.084 Matilde di Canossa ne trasferirà i resti a Bolsena.
La seconda storia al femminile dell’isola riguarda Amalasunta che nel 526, alla morte del padre Teodorico, divenne prima reggente del regno e poi Regina degli Ostrogoti. Proprio per consolidare
il suo dominio, sposò il nobile cugino Teodato, duca di Tuscia, che invece la confinò con l’inganno sull’Isola dove, nel 535, la fece uccidere. Da questo episodio l’imperatore Giustiniano trarrà il pretesto per attaccare Teodato, dando inizio alla guerra greco-gotica (335- 353), uno dei periodi più bui della storia d’Italia.
L’Isola Martana è stata protagonista per tutto il medioevo. Sempre sotto il segno della donna. Nel 741 Gherardo, conte di Borgogna, costruì una chiesa e un monastero per custodire il corpo di Santa Maria Maddalena. La Santa divenne protettrice dell’Isola che si chiamò quindi “Isola Maddalena”.
Verso l’820 si ha notizia di un convento benedettino, con una chiesa dedicata a Santo Stefano. E non mancano testimonianze sull’esistenza di una terza chiesa dedicata a San Valentino.
Intorno all’anno Mille nacque il culto di Santa Marta, sorella di Maddalena, che richiamò numerosi religiosi. Nel 1223 l’Isola, occupata dagli orvietani, si sottomise alla Santa Sede e divenne castellania papale, eretta in comune autonomo sotto la protezione di Viterbo.
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