L’insediamento, al momento della costituzione del Ducato di Castro (1537) e prima di diventarne capitale, era un piccolo villaggio, povero e in gran parte abbandonato. I Farnese decisero di trasformarlo per renderlo degno del rango di capitale del ducato e simbolo della loro potenza e del loro prestigio. Il compito di questa trasformazione venne affidato, in gran parte, all’architetto
Antonio da Sangallo il Giovane. La ricostruzione riguardò la città in tutti i suoi aspetti, dalle mura difensive agli edifici pubblici, dai palazzi gentilizi alle case e alle strade, trasformando l’insediamento in un perfetto esempio di arte e architettura rinascimentale, dove si trasferirono – per entrare nelle grazie della potente casata e del Papa Paolo III Farnese – molti nobili che rivaleggiarono tra loro nella realizzazione di palazzi signorili, facendo di Castro quella che oggi definiremmo una città alla moda. Molti dei visitatori della città, tra cui lo storico e letterato Annibal Caro, rimasero colpiti dalla sua bellezza. Il cuore era rappresentato da Piazza Maggiore, al cui centro si trovava una fontana e, lungo il suo perimetro, la Zecca, il Palazzo dell’Hostaria, per accogliere gli ospiti illustri del Duca, la residenza di questi e i palazzi dei cittadini più importanti. Inoltre, fatto rarissimo per quel tempo, Castro aveva le strade e le piazze mattonate e dotate di fogne. A testimonianza di tutto ciò rimangono, a Firenze, i disegni del Sangallo. A Castro erano presenti ben 13 chiese, delle quali la principale era certamente il Duomo in stile romanico, dedicato a San Savino, protettore della città, festeggiato il 3 maggio nella piazza principale con una giostra e un palio tra le contrade. C’erano inoltre un ospedale e un ospizio per l’assistenza alle vedove e agli orfani. Per risolvere il problema della scarsità d’acqua fu costruito un pozzo, chiamato di Santa Lucia per la sua vicinanza alla chiesa omonima, con scale a chiocciola, simile a quello di San Patrizio a Orvieto.
Ma di Castro non si saprà più niente. Perché nel 1649 le truppe pontificie di Innocenzo X Pamphilj, la cui famiglia era alleata dei Barberini e nemica dei Farnese, assediarono la città, la saccheggiarono, la rasero al suolo e deportarono i suoi abitanti. E oggi le rovine sono ricoperte da un bosco. Sono stati effettuati, nel tempo, scavi che hanno riportato alla luce i resti della piazza principale con la sua pavimentazione, i resti della Cattedrale, quelli del Palazzo della Zecca, del convento di San Francesco, delle fortificazioni e di Porta Lamberta. Si possono inoltre vedere i resti di vani sotterranei, cantine, pozzi, cisterne e seminterrati.
Viterbo
Ischia di Castro
Aperto al pubblico.
www.comune.ischiadicastro.vt.it
Ischia di Castro (VT), Località Castro
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