Convento San Rocco
Il Convento di San Rocco si trova a ridosso del paese di Farnese in provincia di Viterbo, con tre ingressi indipendenti su via Circonvallazione. Comprende la chiesa detta “di Sant’Umano”, il convento del XVll secolo e diversi manufatti oggi adibiti a foresteria, con una cubatura complessiva di 7700 m3.
L’impianto del complesso principale ricalca la struttura tipica dei primi conventi, con la chiesa su un lato e il chiostro adiacente a questa: al piano terreno si trovano una serie di stanze adibite ai servizi comuni e al primo piano le stanze riservate al servizio di foresteria.
Il perimetro del chiostro è di forma pressoché rettangolare con i lati costituiti da 4 campate coperte da volte a crociera e un pozzo centrale. Le colonne sono in tufo e intonacate con sezione composta quadrata e rettangolare.
Il corpo della chiesa, con orientamento nord-sud, è costituito da una navata principale su cui si innestano ambienti laterali adibiti a cappelle, e un coro da cui si accede alla sacrestia e al convento. Gli ambienti sono coperti con volta a botte.
Il primo piano si sviluppa intorno al chiostro sui cui si affacciano alcune delle stanze destinate a foresteria.
I tetti sono sostenuti da capriate in legno da cui emerge il campanile in mattoni. Quasi tutte le facciate esterne sono intonacate.
Il primo convento abitato dai Frati Minori in Farnese era stato costruito per loro, insieme alla Chiesa di San Rocco, da Giulia Acquaviva, moglie di Pier Bernardo Farnese, nel 1560, e costituisce attualmente il Monastero delle Clarisse di S. Maria delle Grazie, mentre i frati risiedono nella parte opposta del paese, nel luogo volgarmente detto Sant’Umano o San Magno. Il trasferimento avvenne nel 1617, quando la Venerabile Francesca Farnese, monaca clarissa, chiese al padre Mario, Duca di Latera, di farle costruire un nuovo monastero presso Farnese, dove intendeva trasferirsi per vivere una vita più rigorosa con altre consorelle. Il Duca chiese allora ai Frati Minori di cedere il loro convento per lo scopo indicato da sua figlia, impegnandosi a costruirne uno nuovo e più grande, che fu edificato appunto nel luogo ove si trova ancora oggi e nel quale fu trasferito anche il titolo di San Rocco.
La chiesa annessa a questo nuovo convento di San Rocco fu ingrandita nel secolo seguente e consacrata al culto il 21 giugno del 1733 da Monsignor Simone Grilli, vescovo di Acquapendente. Il piccolo coro primitivo fu anch’esso prolungato e abbellito, o meglio arricchito, da una vera opera d’arte conservata fino a oggi: gli stalli in noce intagliati da due frati francescani di origine francese, di ottima fattura e con notevoli motivi di interesse artistico. Il coro era completato da un grande leggio corale, anch’esso in noce, restaurato alcuni anni fa e poi misteriosamente scomparso.