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Situata nel Lazio a 18 miglia da Roma, Tivoli, sorta nel 1215 a.C. sulla riva sinistra dell’Aniene con l’Acropoli, si trovava in posizione dominante su di un guado strategico per la transumanza del bestiame.
Posta tra l’Agro Romano e l’Abruzzo, Tivoli fu storicamente un punto d’incontro fra popolazioni diverse, soprattutto sabini, equi e latini, grazie al grande Santuario di Ercole Vincitore del II sec. a.C. Un luogo dedicato al sacro, ma anche commerciale, che anticipava i monasteri medioevali come hub di compresenze.
L’Istituto Autonomo di Villa Adriana e Villa d’Este è in procinto di riportare all’interno del Parco, un certo numero di ovini per il pascolo e la produzione di prodotti caseari biologici con l’intento di ricreare un paesaggio di tipo bucolico tanto caro ai poeti antichi e familiare fino alla fine dell’800 e creare le condizioni per la produzione mirata di prodotti ovini derivati di altissima qualità.
È un fatto storicamente assodato che la pastorizia sia da sempre strettamente legata al territorio tiburtino, e il Santuario di Ercole Vincitore, edificato nel punto più significativo del territorio, lo conferma.
Si tratta di uno dei maggiori complessi sacri dell’architettura romana di età repubblicana. Edificato in un punto strategico a picco sul fiume Aniene nel corso del II secolo a.C., il vastissimo complesso si sviluppava su terrazzamenti scenografici e nel corso di successivi ampliamenti aveva addirittura incorporato nelle sue strutture la strada preesistente, ricalcata sull’antico percorso di di transumanza. Questa via coperta (Via Tecta) attraversava la parte inferiore del complesso, passando attraverso un gigantesco tunnel. L’elemento strada restava centrale, perché il traffico economico generato in questo importante crocevia era essenziale per tutte le popolazioni dell’Italia centro-meridionale. Per la sua posizione strategica, l’antica città di Tivoli si identificava col culto di Ercole (Herculaneum Tibur) e lo venerava sia come dio guerriero, sia come protettore dei commerci e della transumanza delle greggi, l’elemento portante dell’economia tiburtina per molti secoli.
Il santuario occupava un’area di 3.000 mq e si articolava in tre aree: un tempio, un teatro e un’enorme piazza, con lo scopo di colpire scenograficamente tutti coloro che giungevano a Tivoli da Roma, tanto era il suo splendore e la sua magnificenza. Le stesse fondamenta si innalzavano per circa 50 metri a strapiombo sul fiume Aniene.
In passato vi si trovava l’immagine di culto di Ercole, dio venerato dai Salii, i quali durante le Idi di agosto organizzavano una cerimonia in suo onore, come ci viene ricordato da Virgilio nell’Eneide.
Fino a pochi decenni fa l’intera area del santuario era occupata dalle Cartiere Tiburtine, stabilimenti industriali che trasformavano paglia e legno in varie qualità di carta grazie alla forza motrice prodotta dalle acque del fiume Aniene.
Oggi il complesso, dal grande valore monumentale e paesaggistico, si presenta anche come la più importante testimonianza al mondo di doppia archeologia classica e industriale.
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