Palazzo Caccia Canali

Il Palazzo sorge sopra la cinta muraria trecentesca di Sant’Oreste, nel tratto nord, inglobandone buona parte. Comunemente il suo progetto è attribuito all’architetto Jacopo Barozzi, detto il Vignola, che nel borgo aveva già progettato la Chiesa di S. Lorenzo. Il suo aspetto generale è rimasto quasi immutato dall’epoca del suo completamento (1589, come si legge sull’iscrizione posta sull’architrave del portale d’ingresso) a esclusione del cortile interno, ridotto allo stato attuale da lavori di risistemazione della piazza eseguiti dalla giunta comunale negli anni ’60, per la realizzazione di un parcheggio.
La famiglia Caccia edificò questo palazzo sontuoso, mettendolo anche a disposizione dei Cardinali Abati, che, dopo la trasformazione in monastero dell’antico Palazzo Abbaziale, venivano ospitati qui durante le loro frequenti visite.
Tre sale del piano nobile presentano una decorazione pittorica con ampi fregi eseguiti ad affresco, di cui è andata persa ogni documentazione archivistica. Nel salone d’onore del piano superiore Giovanni Caccia commissionò un fregio continuo che decora tutte le pareti della grande sala con scene di caccia separate, nei lati lunghi, da putti alati, come traslitterazione artistica del proprio cognome.
Nonostante le estese lacune, risultano ben leggibili le scene di caccia ad animali esotici come il leone, l’elefante, lo struzzo, il rinoceronte. Sulla cappa del camino due putti sorreggono lo stemma del cardinal Ludovico Ludovisi. Nelle due stanze attigue sono visibili paesaggi montani e marini e scene notturne e mitologiche, non tutte chiaramente identificabili. Ben riconoscibili, nella parete ovest, Il giudizio di Paride e Venere che si toglie una spina dal piede. Questo dipinto è molto importante poiché sembra riprodurre un’opera realizzata nel 1516 da Giulio Romano a Mantova, su disegno di Raffaello.
Oggi il Palazzo ospita la Biblioteca Comunale, la Pinacoteca Comunale, la sede dell’Associazione Proloco e il Museo naturalistico del Monte Soratte.