Castello Theodoli

ll castello Theodoli sorge nel centro storico di Sambuci, un piccolo borgo posto tra i monti Tiburtini, i Prenestini e i Monti Ruffì. La robusta costruzione antica, che si sviluppa in 5 piani, è abbellita su un lato da un ampio giardino formale.
La prima testimonianza storica di un insediamento abitativo presso Sambuci risale al IX secolo, quando l’area di “Sambuculus” era parte dei territori della non lontana Abbazia Benedettina di Subiaco. Il primitivo impianto del castello consisteva in una torre circolare con la sua cinta muraria, ed a partire dal XIII-XIV secolo il fortilizio diviene proprietà della famiglia d’Antiochia. In questa fase si sviluppa come una struttura quadrilatera con torri angolari. In età rinascimentale il castello passa agli Orsini, quindi agli Zambeccari e alla famiglia degli Astalli. A partire dall’ultimo decennio del Cinquecento Tiberio Astalli inizia a sviluppare la parte residenziale, con interventi che proseguiranno dopo di lui fino al pieno Seicento.
Dal 1878 la proprietà passa alla famiglia Theodoli. Tuttora il castello mantiene il nome degli ultimi proprietari privati, ma la proprietà è passata nel frattempo al Comune.

Il nucleo quadrangolare della costruzione più antica è contraddistinto dai quattro di massicci torrioni di avvistamento e, intorno a questo blocco compatto, si addossano le aggiunte dei secoli successivi, distinguibili con una certa facilità.
In alzato il castello si sviluppa su cinque piani: un seminterrato di servizio, un piano terra – con cappella privata e stanze per il lavoro e lo studio, un piano superiore con ampio salone di rappresentanza e altre sale nobili, che conservano la ricca decorazione parietale ed i soffitti cassettonati. Le stanze private dei nobili proprietari si trovavano al secondo piano, mentre nel sottotetto erano situati i servizi e le stanze della servitù. Il collegamento tra i piani principali è garantito da uno scalone centrale, che porta dal piano terra al primo piano. È presente poi una scala a chiocciola in pietra, posta tra il torrione nord e quello est, che collega tutti i livelli, e una terza scala, situata presso la torre ovest, che serve anch’essa tutti i livelli.
Il grande giardino, del tipo “all’italiana”, è caratterizzato da terrazzamenti e viali delimitati da siepi e alberi e – a ridosso del castello – da due ampi parterres rettangolari, che mantengono tuttora la struttura ad aiuole geometriche delimitate da piante di bosso, potate ad arte.

L’interno dell’edificio conserva numerose decorazioni murali ad affresco, realizzate nella prima metà del Seicento soprattutto da Giovan Angelo Canini, allievo del Domenichino.
Al piano terra, la sala dedicata a Rinaldo e Armida, personaggi della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso: al di là di colonnati dipinti, le sue pareti si aprono in vasti paesaggi immaginari, mentre il soffitto presenta gli episodi salienti della vicenda. Ancora, al piano terra sono la Sala di Flora, che mostra al centro della volta l’omonima divinità in volo, e la Cappella privata dedicata all’Arcangelo Michele, con volte decorate e altarino centrale sormontato da una grande cornice in stucco di stile barocco. Il dipinto dell’altare con l’arcangelo, è copia di analoghe opere di Guido Reni.
Al primo piano, il Salone delle Prospettive offre una visione illusionistica giocata su finti colonnati e statue di divinità sullo sfondo di paesaggi, mentre il soffitto della Sala da bagno ospita al centro la scena del Mosè che separa le acque del Mar Rosso. Ancora nel primo piano è il Salone del Carro del Sole, in questo caso dovuto al pennello di Mario Nuzzi, detto Mario de’ Fiori, pittore particolarmente abile nei soggetti vegetali e floreali.