Tenuta di Santa Maria Nova
La Tenuta di Santa Maria Nova prende il nome da Santa Maria Nova al Palatino che, dagli inizi del XII secolo, possedeva un vasto latifondo sulla via Appia, nell’area dell’antica villa dei fratelli Sesto Quintilio Condiano e Sesto Quintilio Valerio Massimo, membri di una famiglia senatoria e consoli nel 151 d.C. Nel 182/183 d.C Commodo li accusò di aver ordito una congiura contro di lui, li fece uccidere e si impadronì della loro residenza. Il nucleo del Casale venne costruito, nel 1208, riutilizzando i resti di un edificio romano del II secolo d.C., forse una cisterna a due piani, su cui era stata realizzata, in età tardoantica, una torre difensiva.
Tra il XV e il XVI secolo, l’edificio prese le forme attuali. A questa fase risale l’absidiola al primo piano, che si appoggia alle strutture romane, probabilmente una piccola cappella, edificata dai monaci della Congregazione Benedettina di Santa Maria del Monte Oliveto, che mantennero la proprietà fino al 1873 circa, quando fu messa all’asta e poi aggiudicata a Isidoro Marfori.
Nel 1876 fu realizzato un piccolo casaletto a uso stalla, su resti di strutture romane in opera reticolata. In seguito la tenuta appartenne ai conti Marcello, che ne affidarono la ristrutturazione a Luigi Moretti, e al produttore cinematografico Evan Ewan Kimble, che la trasformò in dimora di lusso per poi venderla allo Stato Italiano nel 2006. Gli scavi hanno riportato alla luce un complesso residenziale del II sec. d.C. Le terme hanno un frigidario absidato a pianta rettangolare, con due vasche e pavimentazione in marmo cipollino; un calidario, con un corridoio con mosaico a pelte bianche e nere; due salette con mosaici con scene di circo e arena e il sistema di riscaldamento dell’età di Commodo. A sud e a est delle terme, sono stati scoperti altri locali, attorno a un cortile e addossati a una cisterna seminterrata. La datazione del complesso ad epoca adrianea è confermata dai bolli di fabbrica sui mattoni da costruzione.
Dopo l’acquisizione al demanio, il complesso è stato oggetto di un intervento di restauro, recupero funzionale e adeguamento, che ne ha consentito l’apertura al pubblico nel giugno del 2018 ed è utilizzato soprattutto per mostre temporanee.