La Galleria Doria Pamphilj, i cui capolavori sono noti e ammirati fin dal XVII secolo, sita tra Piazza del Collegio Romano e Via del Corso, è costituita da uno scalone monumentale, una serie di sale splendidamente decorate e una Galleria vera e propria che conserva una collezione artistica di inestimabile valore, con 650 opere pittoriche di Caravaggio, Tiziano, Raffaello, Velazquez, Lotto, Parmigianino, Rubens, Lippi, Bruegel e diversi esponenti della pittura fiamminga affiancate a sculture archeologiche e busti marmorei di Bernini e Algardi, tra gli altri.
La collezione, inaugurata dal principe Camillo Pamphilj, nipote di papa Innocenzo X, e dalla moglie Olimpia Aldobrandini, fu ampliata dai loro figli Giovanni Battista e il cardinale Benedetto, mecenati e committenti di profonda cultura, ed è stata conservata dai discendenti fino ad oggi -, costituendo un raro esempio di collezione privata aperta al pubblico fin dalla metà dell’Ottocento, anche nei momenti economici più difficili, tutti i giorni, senza l’apporto di contributi di esercizio pubblici o privati.
La prima notizia di un edificio di qualche rilievo nell’aerea su cui sorge il Palazzo Doria Pamphilj è della prima metà del Quattrocento e relativa al cardinale Niccolò Acciapacci. Tra il1505 e il 1507 il cardinale Giovanni Fazio Santorio si fece costruire una dimora che si sviluppava intorno al cortile quadrangolare attribuito a Bramante e che ancora oggi si apre su via del Corso.
Il cardinale Pietro Aldobrandini acquistò il complesso il 6 ottobre 1601 e inaugurò diverse opere migliorative per lasciarlo alla nipote Olimpia, che nel 1647 sposò Camillo Pamphilj. La coppia elesse a residenza il palazzo dove, dal 1654 al 1671, si svolsero grandi lavori di ampliamento, il cui progetto venne portato a termine dai figli Giovanni Battista, l’erede del titolo nobiliare, e il cardinale Benedetto.
Il principe Camillo Pamphilj Aldobrandini junior promosse altri lavori tra il 1731 e il 1734, chiamando Gabriele Valvassori a rinnovare la facciata su via del Corso.
Altri importanti lavori furono intrapresi dal principe Andrea IV Doria Landi Pamphilj alla fine del XVIII secolo e gli ultimi interventi decorativi documentati nel palazzo risalgono all’Ottocento, quando il principe Filippo Andrea V Doria Landi Pamphilj (1813-1876), con l’aiuto del suo architetto di fiducia Andrea Busiri Vici, volle imprimere alla collezione una ventata di novità, adeguando l’allestimento dei dipinti a criteri nuovi e promuovendo l’acquisizione di opere dei cosiddetti maestri “primitivi”.
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