La Villa nacque intorno al 1603 come residenza estiva del Cardinal Ferdinando Taverna e quindi, dal 1614, del Cardinal Scipione Borghese e dei suoi discendenti. Vi soggiornarono vari Papi, fra cui Urbano VIII nell’estate del 1640, Benedetto XIV nel 1741 e Pio IX nell’ottobre del 1859.
Villa Taverna è parte del sistema delle 12 Ville Tuscolane sorte sulle pendici dei Colli Albani tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, e costituisce – insieme a Villa Mondragone, Villa Vecchia (Angelina), il Portale delle Armi e il Barco Borghese – l’insieme straordinario delle vaste proprietà appartenute prima agli Altemps e successivamente alla famiglia Borghese.
Il progetto iniziale della Villa venne affidato dal Taverna all’architetto Girolamo Rainaldi, mentre il Cardinale Scipione commissionò al Vasanzio una serie di nuovi interventi, tra cui in Ninfeo e il Giardino segreto. Più tardi, nel XVIII secolo, la decorazione pittorica fu affidata a vari artisti fra i quali Giuseppe e Domenico Valeriani, Ignazio Heldman, Taddeo Kuntze e Giovan Battista Marchetti. Nel 1896 la Villa venne acquistata da Saverio Parisi, i cui discendenti ancora la possiedono. Il figlio Enrico e la moglie Elena Serra di Cassano hanno restaurato integralmente la villa nel decennio 1925- 1935, effettuando lavori di adattamento interno e restauri pittorici ma lasciando immutato quanto realizzato nei secoli precedenti.
La Villa subì seri danni durante l’ultimo conflitto mondiale, a seguito dell’occupazione del comando tedesco prima e poi per il passaggio delle truppe americane; infine, diede riparo sino al 1951 a numerose famiglie e scuole sfollate a causa dei bombardamenti.
Nel corpo centrale e nell’ala “corta” si trovano, al primo piano, i saloni di rappresentanza e la cappella; le stanze da letto con bagni, i salotti di diverse epoche sono al secondo piano. Nell’ala “lunga” si trovano i servizi della Villa con gli alloggi un tempo destinati al personale, le vecchie cucine e scuderie, la limonaia e i magazzini.
Di notevole interesse è anche il parco con i viali di lecci secolari e le siepi di bosso, compresa una piccola “Piazza di Siena” o “cavallerizza” e una pineta storica più volte ritratta sin dal secolo XVIII. La Villa, in base ad antichi contratti, è dotata di acque proprie, derivanti dall’antico Acquedotto Aldobrandini, detto Acquedotto della Molara, per l’alimentazione del ninfeo e delle fontane.
Roma
Monte Porzio Catone
visite su appuntamento per gruppi di minimo 20 persone
info-irvit@regione.lazio.it
Monte Porzio Catone (RM), Viale Mondragone, 2
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