Palazzo Torlonia detto Castello di Ceri
Il Castello è costituito da un edificio con pianta a “L” i cui lati esterni si affacciano sulla piazzetta dell’Immacolata e lungo la strada di accesso al Borgo. I due lati interni, si affacciano a livello, su un grande giardino alberato, che domina la valle e la campagna circostante. In alcuni saloni del Piano Nobile, vi sono pareti decorate con affreschi del XVI sec. e altre più tarde del XIX sec.
Ceri fu abitata dagli Etruschi fin dalle origini della loro civiltà e poi dai Romani.
Dopo la caduta dell’impero Romano ci fu un lungo periodo di abbandono tra il IV e l’XI secolo.
Il tenimento di Ceri (938 ribbie) compare nel 1236 in una bolla di Papa Gregorio IX e il palazzo passò poi in proprietà ai Normanni e agli Orsini, che tennero il feudo per quasi due secoli.
La nuova rocca fu edificata dagli Orsini conti degli Anguillara, nel 1470, data che può ritenersi anche quella della nascita del palazzo.
Nell’anno 1503 il piccolo borgo, dopo 38 giorni di resistenza all’assedio del duca Valentino Cesare Borgia, venne raso al suolo. Nel 1657 Ceri passò ai conti Borromeo come dote di Giovanna Cesi andata in sposa a Giulio Cesare Borromeo. Nel 1678 venne venduto ai principi Odescalchi, nel 1712 di nuovo ai Borromeo e da costoro, dopo quattro anni, al duca Giuseppe Serra. Nel 1721 ritornò agli Odescalchi.
Nel 1833 Don Alessandro Torlonia acquistò il palazzo insieme a gran parte dell’antico Borgo di Ceri e alle campagne circostanti e volle radicali rinnovamenti. Molte case furono demolite per creare la grande piazza al centro del borgo e dare spazio al nuovo giardino e fu costruita la nuova cinta muraria merlata a delimitare il giardino pensile, inglobandovi finti cannoni in ghisa per accentuare l’immagine difensiva del borgo, conformandosi a uno stile architettonico tardo romantico assai di moda in quegli anni.
Il rinnovato borgo ospitò i dipendenti del Principe, i magazzini, il deposito dei raccolti e gli alloggi per i lavoratori stagionali, sino agli anni della riforma fondiaria in cui il latifondo fu espropriato e frazionato in lotti distribuiti agli assegnatari, ex lavoratori agricoli stagionali ed ex dipendenti dei Torlonia.