L’incantevole Abbazia dei Santi Quirico e Giulitta, a Micigliano, si affaccia tra la via Salaria e il fiume Velino. Le prime notizie certe attestanti la sua esistenza risalgono al 984 e il monastero pare essere stato fondato dai Benedettini nella prima metà del X secolo anche se, a causa della perdita del suo archivio, le notizie sono limitate e vengono alla luce solo nell’XI e nel XII secolo.
In età Medievale, l’Abbazia, che non dipendeva da Farfa e Montecassino, ma direttamente dalla Santa Sede, ebbe un ruolo rilevante nell’organizzazione territoriale dell’Alta Valle del Velino. La sua potenza è attestata dalla documentazione storica sui suoi numerosi possedimenti, acquisiti in vari momenti ed epoche, che, oltre a un gruppo di chiese dipendenti capillarmente diffuse lungo l’Alta Valle del Velino e sulle aree di quota, si estendevano anche in altre regioni limitrofe, in particolare nell’Abruzzo Tramano.
Nel 1074 papa Gregorio VII, con lo scopo di espandere la propria influenza e di tutelare e difendere i possedimenti del monastero, lo affidò all’allora vescovo di Rieti Rainerio ma, durante la battaglia per le investiture, il convento si alleò con l’imperatore.
Con l’invasione dei Normanni, alla metà del XII secolo, il monastero venne arso e riedificato poi dall’abate Sinibaldo con successiva consacrazione, nel 1179, del Vescovo di Rieti Dodone. Nel 1215, dopo l’assassinio dell’abate ad opera di alcuni monaci, Papa Innocenzo III lo consegnò all’abate Gervasio di Prèmontrè e il sostegno di Federico II, nel 1217, permise una nuova espansione del territorio abbaziale.
Alla fine del XVIII secolo, la badia fu definitivamente abbandonata.
L’edificio, oggi ristrutturato, sfoggia tocchi di architettura romanica. Il suo esterno esibisce ancora l’antico assetto fortificato. Tutto il complesso è attorniato inoltre da una muraglia quadrangolare al cui centro si eleva l’imponente campanile utilizzato allora anche come torre di avvistamento, come testimoniano le feritoie sul suo lato sud-orientale verso la porta di accesso. Il campanile è la parte più rilevante di tutto il complesso: due sue facciate spiccano per la loro suddivisione in tre parti da due cornici in orizzontale, con la prima e la sezione al centro che erano anticamente aperte da una monofora ciascuna e quella più in alto da una monofora doppia. Nel pilastro che separa le due monofore, in alto, si distingue una testa umana. Ci sono poi due sculture incuneate nella parete: alcune pietre lavorate che rappresenterebbero un vescovo o un abate, con mitra e pastorale, e una testa leonina.
Micigliano (RI), Loc. S. Quirico - Strada Statale 4, n.1A
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