Monacato di Villa Eucheria e Criptoportico
Posto alle pendici dell’imponente massiccio del monte Cairo, presso l’antica via pedemontana, il sito di Villa Eucheria comprende il complesso edilizio del monacato, l’antico criptoportico con i resti delle strutture romane, l’attigua area verde e le mura poligonali.
In epoca romana importanti personaggi avevano scelto questa zona amena e in buona posizione, per la costruzione delle loro dimore.
La tradizione vuole che il padre di S. Gregorio Magno, il Senatore Gordiano, avesse donato la villa denominata “Eucheria” e i terreni circostanti ai monaci di Montecassino che vi costruirono un Monastero Benedettino indicato come “Monacato”, ed attorno a questo nucleo sorse quindi un piccolo nucleo abitativo.
La prima costruzione monastica era sorta, forse prima del Mille, sopra strutture romane di età repubblicana.
Ad oggi rimane un edificio stratificato e particolarmente suggestivo, restaurato di recente e restituito alla collettività per varie manifestazioni, concerti, convegni, mostre e matrimoni civili. Il bel cortile interno racchiude al centro una cisterna romana, e presenta quattro scale in pietra che portano al piano superiore. All’atto del restauro, il Comune ha ottenuto in dono le strutture dalle famiglie Turco e Abate.
Della villa romana restano alcuni possenti tratti delle mura in opera quadrato-poligonale, visibili sul lato occidentale mentre sul lato meridionale rimangono resti di muratura in opus incertum a cui si affianca un profondo criptoportico, cioè un corridoio o via di passaggio coperta, piuttosto diffuso in età antica. Questa struttura era addossata con funzione statica al basamento meridionale della villa, e mostra la caratteristica copertura a volta che assieme alle antiche strutture murarie ben visibili ed ai resti della decorazione originaria, forma un insieme particolarmente interessante.
Il criptoportico è realizzato per lo più in opera incerta, ma nel complesso sono evidenti varie altre tecniche murarie ascrivibili alla tarda Repubblica Romana.
La struttura prendeva luce da una serie di aperture cosiddette “a bocca di lupo”, fortemente rimaneggiate nel corso dei secoli. La decorazione superstite, a riquadri incisi nell’intonaco e a finta opera quadrata dipinta nella volta, risale alla tarda età imperiale.
Il criptoportico del Monacato è un importante monumento dell’architettura Romana, che spicca anche per il buono stato di conservazione.
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